di Roberta Di Pasquale,
autrice di “Intervento cognitivo comportamentale integrato per persone adulte autistiche. Trattamento del senso d’inadeguatezza in diagnosi tardive” (Fioriti Editore 2023)
L’autismo è sempre stato identificato come sindrome complessa che comporta principalmente deficit sociali, stereotipie, mancanza di empatia, isolamento e disturbi comportamentali. Ma l’autismo non è soltanto questo: di per sé la mente autistica non è disfunzionale e patologica, ma quando tale condizione si associa a disabilità intellettiva, disturbi del linguaggio e altre compromissioni si determina una varietà di sintomi che vengono definiti all’interno di disturbo del neurosviluppo, più precisamente disturbo dello spettro autistico.
Negli ultimi anni, grazie alla maggiore consapevolezza e conoscenza delle varie espressioni delle caratteristiche dell’autismo, la visione di tale condizione è cambiata introducendo un nuovo modo di parlare, studiare, lavorare con lo spettro autistico.
Ad oggi si parla di neurodivergenza come condizione non patologica che esprime una diversità senza compromissioni intellettive, linguistiche o motorie. La neurodivergenza non è un disturbo, ma è un diverso modo di pensare, elaborare le informazioni, socializzare, interessarsi al mondo circostante.
Sempre più persone adulte ricercano psichiatri e psicologi formati sul tema dell’autismo non solo come disturbo e quindi in presenza di compromissioni, ma anche come diversità.
Interventi sulla sofferenza emotiva
Il manuale presenta una prima forma di protocollo di intervento psicoterapeutico sulla sofferenza emotiva delle persone neurodivergenti adulte che ricevono una diagnosi tardivamente. Lo scopo del libro è quello di promuovere e sensibilizzare i terapeuti nell’indagare e differenziare la neurodivergenza da altre classi diagnostiche, come ad esempio i disturbi di personalità.
Ricevere una diagnosi di autismo in età adulta può comportare varie conseguenze. La prima tra tutte è sicuramente la comprensione di sé stessi e la capacità di vedersi non più come sbagliato e inadeguato, ma semplicemente con una mente diversa. Il concetto di diversità, però, non è accettato da tutti nello stesso modo: c’è chi ne fa un punto di forza, c’è chi invece per tutta la vita ha lottato per essere accettato dagli altri mascherando la propria “stranezza” e non mostrando la propria diversità.
La diagnosi tardiva può portare alla luce sofferenze passate ed elementi traumatici, risveglia le credenze profonde di non amabilità, inadeguatezza e fallimento. Le persone autistiche adulte hanno vissuto una vita con la sensazione di essere rotti, sbagliati, inaccettabili e hanno creato strategie per sopravvivere in un mondo inospitale e lontano dalla loro comprensione.
Il manuale, dunque, presenta alcune tra le giuste modalità in cui un terapeuta può entrare in contatto con la sofferenza del paziente neurodivergente, comprendere il suo diverso funzionamento e gestire la relazione terapeutica.
Disturbi di personalità e autismo
Accade spesso che la neurodivergenza possa essere confusa con i disturbi di personalità. In effetti, prendendo in considerazione la Teoria Metacognitiva Interpersonale, sia l’autismo che i funzionamenti patologici di personalità condividono le stesse difficoltà nelle funzioni metacognitive di monitoraggio, integrazione, differenziazione e decentramento.
Può succedere che la persona autistica abbia dei comportamenti simili ad alcune classi di disturbi di personalità, sebbene la fenomenologia del comportamento e del sintomo sia simile, l’eziologia è differente.
Ad esempio nella condizione autistica le esplosioni comportamentali, chiamate meltdown, dipendono molto spesso da un sovraccarico sensoriale ed emotivo, stanchezza fisica oppure noia. Potrebbero essere presenti anche in situazioni interpersonali, ma sono causate dalla difficoltà di reciprocità o rigidità di comprensione nella conversazione. Le caratteristiche visibili dei meltdown vengono spesso scambiate per le esplosioni di rabbia del disturbo borderline di personalità, ma la persona con disturbo borderline emette comportamenti problematici legati in modo specifico alla relazione con l’altro, alla instabilità emotiva, in presenza dell’attivazione del sé inaccettabile o sensazione di abbandono.
Questo esempio è solo uno tra i tanti, e mette in risalto la necessità di conoscere il funzionamento autistico distinguendolo da altri disturbi conducendo al raggiungimento di obiettivi terapeutici molto più vicini al bisogno del paziente neurodivergente.
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