All’inizio del novecento, era consuetudine che i bambini dell’alta borghesia londinese non avessero molti contatti con i propri genitori. I giovanissimi britannici venivano infatti cresciuti dalle tate, prima di separarsi dalla famiglia ed essere mandati in collegio. Per John Bowlby (1907-1990), i primi anni di vita non sono stati diversi, ma hanno probabilmente indirizzato il futuro gigante della psicologia e della psicoanalisi verso il suo destino.
Infatti, non sembra un caso che proprio Bowlby sia diventato “il padre della teoria dell’attaccamento”. La teoria dell’attaccamento è l’idea secondo cui i bambini sono programmati biologicamente a cercare la protezione delle figure genitoriali che assicurano loro nutrimento e conforto, aumentandone quindi le probabilità di sopravvivenza.
Gli anni degli studi e la Seconda Guerra Mondiale
Dopo essersi laureato in medicina al Trinity College di Cambridge e aver lavorato con bambini disagiati, Bowlby ha deciso di specializzarsi in psichiatria. Diventato finalmente psicoanalista nel 1937, Bowlby ha partecipato alla Seconda guerra mondiale come medico. Al termine del conflitto è stato scelto come direttore della Clinica di Tavistock e nel 1950 è diventato consulente per la salute mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La teoria dell’attaccamento
Forse a causa della propria storia, Bowlby ha sviluppato un grande interesse nello sviluppo dei bambini. La sua attenzione si è particolarmente focalizzata sull’impatto della separazione dai caregiver. Nel 1951, Bowlby ha pubblicato uno studio sui bambini senzatetto in Europa. Qui scriveva che “i giovani dovrebbero conoscere il calore e l’intimità del rapporto con la propria madre (o sostituta permanente)”, passaggio che si può definire come un primo passo verso la teoria dell’attaccamento.
Traendo spunto da numerosi campi della scienza, come la psicologia dello sviluppo, la scienza cognitiva e la biologia evoluzionistica, Bowlby credeva che i primi legami stretti dai bambini con i caregiver avessero un impatto che si ripercuoteva sulla loro intera esistenza, anche adulta.
Come Freud, Bowlby era convinto che le prime esperienze condizionassero profondamente lo sviluppo, ma anche che i bambini fossero attratti dalla propria madre per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza, esattamente come accade nel mondo animale. La relazione tra madre e neonato sarebbe quindi quasi istintiva e innata. Il pianto, ad esempio, sarebbe una richiesta da attenzioni a cui i caregiver tendono a rispondere perché biologicamente programmati a farlo.
Il cuore della teoria dell’attaccamento di Bowlby, infatti, è che i caregiver più attenti ai bisogni dei bambini stabiliscono un senso di sicurezza per il piccolo nei confronti del mondo. Non necessariamente questo caregiver doveva essere la madre. Forse ricordando la sua tata, Bowlby credeva che i bambini potessero stabilire un simile rapporto anche con qualcuno con cui non condividevano alcun legame biologico.
“Trauma e perdita. Testi chiave dal John Bowlby Archive”, i testi inediti di John Bowlby
La ricerca di Bowlby e la sua teoria dell’attaccamento hanno segnato la psicologia, ma l’impatto dei suoi studi non si è fermato all’ambito accademico. Seguendo la via da lui indicata, allievi, ricercatori e colleghi hanno approfondito i temi da lui trattati, espandendone la portata già rivoluzionaria. Bowlby tuttavia è riuscito a cambiare il modo in cui i bambini venivano cresciuti e assistiti, nelle case, negli ospedali e negli istituti.
E’ disponibile un’opportunità eccezionale di comprendere ulteriormente le idee di Bowlby. E’ uscito in Italia “Trauma e perdita. Testi chiave dal John Bowlby Archive“, una straordinaria raccolta di lavori inediti, mai pubblicati durante la vita dello studioso a causa dell’opposizione della British Psycoanalytical Society alle sue idee.
Si tratta di una raccolta di testi che attraversa tutto il pensiero di John Bowlby, dalle sue idee iniziali fino alle riflessioni più tardive. Una collezione straordinaria di inediti che chiarisce la relazione di Bowlby con la psicoanalisi e descrive il processo dell’elaborazione dei concetti chiave della teoria dell’attaccamento.
Adriano Schimmenti, curatore dell’edizione italiana di “Trauma e perdita”, ha parlato del testo in un video pubblicato da Fioriti Editore.
Se siete interessati a “Trauma e perdita” e al lavoro di John Bowlby, è disponibile anche il “Manuale dell’attaccamento“, sempre pubblicato da Fioriti Editore, necessario a chiunque si accosti allo studio dei processi di attaccamento.
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