Sebbene in Italia, almeno apparentemente, il peggio sembra passato, il COVID-19 continua a diffondersi nel mondo. Nel mese di aprile, quando ancora ci trovavamo in quarantena, la rivista scientifica Clinical Neuropsychiatry ha dedicato un numero all’agente patogeno. Tra gli articoli che componevano la rivista vi era quello di Alfonso Troisi, in cui il docente dell’Università Tor Vergata di Roma spiegava come la paura derivante dal COVID-19 fosse diversa da quella di altre malattie.
Nell’articolo dedicato alla paura dell’agente patogeno, Troisi spiegava che queste differenze dipendevano “dagli adattamenti comportamentali e psicologici plasmati dalla selezione naturale nel corso della storia evolutiva dell’Homo Sapiens“. Nel corso del tempo, infatti, l’essere umano avrebbe sviluppato un sistema immunitario comportamentale separato e complementare a quello psicologico. Lo studioso affermava che riconoscere l’esistenza degli adattamenti psicologici e comportamentali avesse “importanti implicazioni nei programmi di sanità pubblica”.
La rivista Psychology Today ha, infatti, riconosciuto l’importanza dello studio e ha deciso di intervistare Troisi per approfondire l’oggetto del suo articolo. Nel corso dell’intervista vengono chiariti diversi aspetti fondamentali dello studio del professore. Tra questi, ad esempio, l’impatto stressante che ha avuto il distanziamento sociale sulla vita delle persone, causando depressione e ansia.
L’articolo di Troisi è stato pubblicato originariamente su Clinical Neuropsychiatry. Il nuovo numero della rivista scientifica, disponibile gratuitamente, nell’ultimo numero ha dato spazio ad altri studi interessanti. Tra questi vi è il commentario di Alexandre Heeren all’articolo di Adriano Schimmenti, Joel Billieux e Vladan Starcevic, proprio sulla paura e l’ansia, e lo studio di Linda Franchini e colleghi sulle aggressioni subite dal personale sanitario.
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