Il coronavirus e il conseguente distanziamento sociale applicato a livello globale hanno completamente rivoluzionato le nostre vite. Alla paura della malattia e della catastrofe economica si è aggiunta una realtà di separazione. Genitori che non possono abbracciare i propri figli, coppie che non possono vedersi, amici che non possono stringersi la mano. Questo nuovo modo di approcciare il prossimo ha effetti inevitabili sulla nostra psiche. Effetti indagati da Stephen W. Porges, psichiatra dell’Indiana University e autore della Teoria Polivagale, il cui ultimo articolo è disponibile sulla rivista scientifica Clinical Neuropsychiatry, che ha dedicato l’ultimo fascicolo alla paura e all’ansia da COVID-19.
Attraverso la teoria polivagale, Porges indaga un aspetto troppo spesso trascurato in favore dei sintomi più immediati del coronavirus. Lo scienziato americano studia infatti gli effetti della pandemia e del distanziamento sociale sulla nostra salute mentale e fisica per elaborare strategie utili a contrastare le reazioni negative alla minaccia.
L’impatto della pandemia
L’attuale crisi ci rende incapaci di regolare i nostri comportamenti e stati emotivi. Una risposta positiva alla minaccia risulta complicata, specialmente considerata l’impossibilità apparente di fare affidamento agli altri, visti ormai come una fonte di pericolo più che come una risorsa. Porges spiega il bisogno reciproco che lega gli esseri umani tra loro con la dipendenza tra neonato e madre al momento della nascita. Una dipendenza bidirezionale che, quando assente, può provocare gravi ripercussioni sulla salute di entrambi.
Gli esseri umani, così come tanti altri mammiferi, sono animali sociali, che hanno bisogno della vicinanza dell’altro, come ha dimostrato Theodosius Dobzhansky. Il biologo è noto per aver ricostruito la teoria evoluzionistica di Darwin della sopravvivenza del più forte con quella “del più gentile”, perché “la sopravvivenza spesso richiede aiuto reciproco e cooperazione” (Dobzhansky, 1962). E’ con questa cooperazione che i mammiferi sono sopravvissuti quando i dinosauri dominavano in un ambiente ostile, ed è con questa stessa capacità di far affidamento l’uno sull’altro che possiamo far fronte alla crisi che stiamo attraversando.
La Teoria Polivagale
Oltre Dobzhansky, Porges cita Walter Hess, premio Nobel per la Medicina nel 1949. Quest’ultimo fu il primo a iniziare la concettualizzazione contemporanea della comunicazione bidirezionale tra organi viscerali e cervello su cui poggia la Teoria Polivagale. In linea con il pensiero di Hess e Dobzhansky, Porges ritiene che lo stato emotivo di un individuo sia profondamente condizionato dall’approccio con l’altro. Quando interagiamo con una persona fidata, che proietta sensazioni positive attraverso una voce calma e un’espressione serena, allora il nostro sistema nervoso riceverà impulsi positivi.
Purtroppo, però, può essere vero anche il contrario. Un tono di voce allarmato e uno sguardo contrito possono veicolare sensazioni negative così come l’assenza di un rapporto umano rassicurante può lasciare una sensazione di smarrimento. “Da una prospettiva polivagale”, sostiene Porges, “sarebbe utile indagare come la crisi dovuta al COVID-19 causi stati psicologici di minaccia e mettono in pericolo la nostra salute mentale e fisica“. Ma non solo, secondo lo scienziato i terapeuti dovrebbero “identificare ed enfatizzare le risorse innate loro disponibili per mitigare le devastanti reazioni alla minaccia, che possono destabilizzare il sistema nervoso autonomo e risultare in una disfunzione d’organo e compromettere la salute mentale”.
Il distanziamento sociale
Porges sottolinea come certe interazioni sociali stimolino in maniera positiva o negativa la nostra percezione del pericolo, condizionando conseguentemente la nostra risposta ad esso. Quali sono quindi gli effetti del distanziamento sociale sulla nostra salute mentale? La minaccia della pandemia spinge il nostro sistema nervoso autonomo verso un meccanismo di difesa, diviso tra il nostro bisogno biologico di trovare rassicurazione nell’altro e l’imperativo, dettato dal possibile contagio, di evitare invece i contatti umani. Un paradosso in cui siamo stati scagliati dal coronavirus e dal panico che lo ha seguito.
Stephen W. Porges ha pubblicato e “La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione” e “La guida alla teoria polivagale. Il potere trasformativo della sensazione di sicurezza” con Giovanni Fioriti Editore.
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