I disturbi dell’attaccamento possono svilupparsi durante l’infanzia, ma condizionare l’intera esistenza dell’individuo. Genitori, caregiver e medici possono accorgersi della presenza di disturbi dell’attaccamento già a partire dal primo anno di età del bambino.
A differenza dei coetanei con un attaccamento sicuro, questi bambini non sviluppano un legame solido con i loro caregiver. I disturbi dell’attaccamento sono trattabili, ma è fondamentale intervenire il prima possibile, per evitare che il bambino diventi un adulto costretto a trascinare pesantissimi fardelli.
Sintomi dei disturbi dell’attaccamento
Generalmente, i disturbi dell’attaccamento possono manifestarsi con uno o più dei seguenti sintomi:
- coliche e/o problemi alimentari
- bullizzare o far male agli altri
- difficoltà a sorridere
- difficoltà a prendere peso
- scatti di rabbia
- comportamento autodistruttivo e/o impulsivo
- comportamento non-responsivo, preoccupato e/o evitante (ad esempio evitare il contatto visivo)
- mancanza di dimostrazioni d’affetto per i caregiver
- esitazione o inibizione nelle interazioni sociali
- socialità indiscriminata (il bambino si affeziona agli sconosciuti)
L’attaccamento sicuro e insicuro
La maggior parte dei bambini è capace di sviluppare un attaccamento sicuro con i propri genitori o caregiver sin da subito, mostrando una normale ansia quando queste figure sono assenti e mostrando sollievo quando sono con loro. Questo tipo di comportamento è incoraggiato nei bambini quando l’adulto è capace di rispondere ai pianti del bambino soddisfacendo le sue necessità di nutrimento, cambio del pannolino o conforto.
Il bambino impara così a fidarsi del caregiver, e quando diverrà a sua volta adulto probabilmente sarà capace di tessere relazioni più salde e a reagire meglio agli ostacoli che gli si presenteranno nel corso della vita. Sarà più sicuro di sé e maggiormente capace di controllare lo stress rispetto ad adulti con un’infanzia connotata da attaccamenti insicuri.
Questi ultimi infatti, da bambini, non hanno potuto fidarsi completamente dei caregiver e di conseguenza sono diventati adulti con difficoltà a stringere legami con altre persone e tendono a reagire esageratamente allo stress, spesso attraverso rabbia, paura e ansia. I bambini con questi disturbi tendono ad avere difficoltà scolastiche, sociali ed emotive.
Tipi di disturbi dell’attaccamento
Sono riconosciuti diversi tipi di disturbi di attaccamento:
- Disturbo reattivo dell’attaccamento: le esperienze negative nei primi anni di vita portano il bambino a mostrare resistenza al conforto fisico da parte del caregiver, ipervigilanza, evitamento del contatto (anche visivo), irritabilità, ritiro. Fanno fatica a calmarsi quando stressati e non cercano conforto da parte del caregiver.
- Distorsioni della base sicura: comportamenti pericolosi o autodistruttivi del bambino in presenza del caregiver, esplorazione inibita, inversione di ruolo (bambino è eccessivamente preoccupato dell’emotività del caregiver).
- Disturbo da attaccamento interrotto: separazione traumatica da caregiver (ad esempio divorzio dei genitori o lutto) che causa inibizione emotiva e sociale o eccessiva disinibizione.
- Disturbi di assenza di attaccamento: inibizione emotiva (bambino non cerca il conforto, l’aiuto o la cooperazione del caregiver, né gli dimostra affetto) oppure ricerca di interazioni sociali con estranei.
Cause dei disturbi dell’attaccamento
E’ difficile individuare con esattezza cosa possa causare un disturbo dell’attaccamento, considerato che uno stesso ambiente può produrre sia attaccamenti sicuri che insicuri. I bambini più suscettibili al rischio di sviluppare un disturbo del genere sono quelli che hanno passato del tempo in orfanotrofio o con diversi genitori affidatari, hanno vissuto diversi eventi traumatici oppure sono stati tolti dalle braccia del caretaker principale con cui avevano stabilito un legame saldo e sano. In generale, tra i fattori di rischio vi sono:
- Genitori o caregiver con difficoltà ad accudire i bambini
- Disturbi della gestione della rabbia da parte dei genitori
- Genitori con condizioni psichiatri
- Incuria da parte dei genitori
- Esposizione ad alcol e droghe prima del parto
- Abusi (fisici, sessuali o emotivi)
Trattamento
Come si può evincere da quanto detto poco sopra, per evitare lo sviluppo di un disturbo dell’attaccamento è essenziale permettere al bambino di vivere in un ambiente sano, sereno e stabile. I bambini che hanno ormai sviluppato un disturbo simile, anche quando posti in un ambiente sicuro e amorevole, hanno bisogno di tempo e di una terapia, che coinvolga sia loro che la famiglia, per potersi lasciare alle spalle i loro traumi.
Per chiedere un consulto, potete rivolgervi al Centro Archimede. Il Centro Archimede propone consulenze e terapie psicologiche-psichiatriche personalizzate per offrire il meglio di quello che oggi suggeriscono i protocolli terapeutici internazionalmente adottati. L’iter diagnostico-terapeutico prevede dapprima un’accurata valutazione clinico-sintomatologica con approfondimenti di tipo testologico e psicofisiologico, che permetteranno di formulare un percorso terapeutico personalizzato, specifico per ciascun paziente. Un intervento precoce e appropriato, specie agli esordi del disturbo, oltre che a migliorare la qualità di vita del paziente, può prevenire lo sviluppo di un disturbo conclamato e ridurre la disabilità.
La teoria dell’attaccamento
Il padre della teoria dell’attaccamento è John Bowlby (1907-1990). Traendo spunto da numerosi campi della scienza, come la psicologia dello sviluppo, la scienza cognitiva e la biologia evoluzionistica, già negli anni ’50 Bowlby credeva che i primi legami stretti dai bambini con i caregiver avessero un impatto in grado di ripercuotersi sulla loro intera esistenza, anche adulta.
Come Freud, Bowlby era convinto che le prime esperienze condizionassero profondamente lo sviluppo, ma anche che i bambini fossero attratti dalla propria madre per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza, esattamente come accade nel mondo animale. La relazione tra madre e neonato sarebbe quindi quasi istintiva e innata. Il pianto, ad esempio, sarebbe una richiesta da attenzioni a cui i caregiver tendono a rispondere perché biologicamente programmati a farlo.
Il cuore della teoria dell’attaccamento di Bowlby, infatti, è che i caregiver più attenti ai bisogni dei bambini stabiliscono un senso di sicurezza per il piccolo nei confronti del mondo.
“Trauma e perdita. Testi chiave dal John Bowlby Archive”, i testi inediti di John Bowlby
E’ disponibile un’opportunità eccezionale di comprendere ulteriormente le idee di Bowlby. E’ uscito in Italia “Trauma e perdita. Testi chiave dal John Bowlby Archive“, una straordinaria raccolta di lavori inediti, mai pubblicati durante la vita dello studioso a causa dell’opposizione della British Psycoanalytical Society alle sue idee.
Si tratta di una raccolta di testi che attraversa tutto il pensiero di John Bowlby, dalle sue idee iniziali fino alle riflessioni più tardive. Una collezione straordinaria di inediti che chiarisce la relazione di Bowlby con la psicoanalisi e descrive il processo dell’elaborazione dei concetti chiave della teoria dell’attaccamento.
Adriano Schimmenti, curatore dell’edizione italiana di “Trauma e perdita”, ha parlato del testo in un video pubblicato da Fioriti Editore.
Se siete interessati a “Trauma e perdita” e al lavoro di John Bowlby, è disponibile anche il “Manuale dell’attaccamento“, sempre pubblicato da Fioriti Editore, necessario a chiunque si accosti allo studio dei processi di attaccamento.
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