L’epidemia del coronavirus è anche la diffusione della paura. Sembra ormai naturale al mattino cercare gli ultimi aggiornamenti sulla diffusione del virus, ancor prima di aver fatto colazione o essersi alzati dal letto. Si accende la tv, la radio, si utilizza lo smartphone, si naviga sui social. Come ha detto Tom Jefferson, epidemiologo della Cochrane Collaboration, a Terranuova.it, “oggi più che mai si fa mercato della paura, che viene amplificata dai media”. Siamo infatti bombardati senza sosta da notizie sempre più allarmanti. La divisione sul piano politico e quella delle autorità mediche, che genera una moltitudine di pareri discordanti, non fa altro che alimentare la paura.
La paura, infatti, è la vera protagonista del momento, ancora più del famigerato virus. Mentre lo Stato reagisce bloccando eventi sportivi e culturali, mentre le attività chiudono e l’economia rallenta, le persone sono preda di un timore profondo, incapaci di trovare conforto o punti di riferimento. Sarebbe infatti necessario distinguere tra i rischi del contagio e i rischi della paura del contagio. Questi ultimi sembrano più evidenti dei primi, soprattutto sotto il profilo economico, che qualcuno sta già quantificando. Il coronavirus e le sue conseguenze politiche, economiche e sociali possono però essere un’occasione per prendere coscienza e cambiare rotta.
La teoria polivagale della paura percepita
La paura generata dal coronavirus è cronica e costante. Continuamente alimentata, come un incendio nella steppa. Cosa si può fare per contrastare il terrore del contagio? Innanzitutto prevenirlo, seguendo poche ma semplici regole. In secondo luogo combattendo la paura, esaltata dal record di diagnosi effettuate in Italia rispetto al resto del mondo, che potrebbero essere causati da un diverso utilizzo del tampone faringeo. Infine, ricordando come sia necessario, in periodi di timore diffuso, parlare al cuore delle persone con serenità ed empatia. Lo afferma la teoria polivagale del neurofisiologo Porges, così denominata perché considera il nervo vago il fulcro del sistema nervoso autonomo. Seguendo quanto sostiene Porges, si dovrebbe cominciare a parlare al cuore delle persone modulando voce, postura ed espressione in modo da aiutarle a ritrovare la calma.
Questo è fondamentale al funzionamento dell’emotività, del comportamento sociale e delle abilità mentali di ognuno. La teoria è frutto di una lunga ricerca sulle basi neurofisiologiche delle emozioni, dell’attaccamento, dell’autoregolazione e della comunicazione. In altre parole Porges sostiene che il controllo neurale del cuore è collegato a quello dei muscoli del volto e della testa. Quindi parlarsi l’un l’altro ponendo attenzione ad atteggiamento, postura e tono di voce, può comportare un aumento della tranquillità e una diminuzione dell’ansia.
Porges e la paura del coronavirus
Il coronavirus e il relativo bombardamento mediatico possono condizionare la nostra percezione dell’ambiente circostante, scatenando una reazione difensiva. La teoria polivagale delle emozioni lega le sollecitazioni ambientali, come la paura del contagio, a reazioni focalizzate sulla comunicazione attraverso espressioni facciali e vocalizzazioni. Secondo Porges, le interazioni sociali e le emozioni sono processi biocomportamentali piuttosto che processi psicologici. Quindi il nostro stato fisiologico influenzerebbe profondamente i processi psicologici e viceversa.
Inoltre, quando è percepita una situazione di pericolo, la tendenza è quella di dare maggior importanza alle informazioni negative piuttosto che alle positive. Il fenomeno, denominato “negativity bias”, è una precauzione scatenata dall’istinto di sopravvivenza, ma, seguendo la teoria di Porges, una continua ansia generata dalla sensazione di pericolo è controproducente nella nostra società. Dunque, in una situazione di pericolo percepito come quella attuale, la miglior risposta sarebbe fornire una spiegazione razionale, con una certa musicalità della voce e con atteggiamenti del volto che inducano calma e tranquillità. In altre parole ci si dovrebbe rivolgere al cuore delle persone. Tutti infatti percepiamo la paura con il cuore prima della ragione. Parlando al cuore con una postura, mimica e musicalità capaci di ispirare serenità, le persone possono essere rassicurate anche nei momenti percepiti come catastrofici.
Libri da acquistare sulla teoria polivagale
Se volete approfondire l’argomento, potete acquistare “La guida alla teoria polivagale. Il potere trasformativo della sensazione di sicurezza” e “La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione” di Stephen Porges oppure “La teoria polivagale nella terapia. Prendere parte al ritmo della regolazione” di Deb Dana, pubblicati da Giovanni Fioriti Editore. Disponibili anche su Amazon.