tratto dal blog di Peter Goetzsche, Institute for Scientific Freedom
Il panico di massa mondiale dovuto al coronavirus e al covid-19 non è giustificato, secondo il noto ricercatore Peter Goetzsche. Nel suo blog del 24 marzo, che riprende un articolo inizialmente pubblicato il 21 marzo, lo scienziato danese ha condiviso alcuni dei dubbi di John Ioannidis, condirettore del Meta-Research Innovation Center dell’università di Stanford e professore di medicina, scienza dei dati biomedici, statistica, epidemiologia e salute della popolazione.
Il suo articolo dello scorso 8 marzo, intitolato “Covid-19: siamo vittime del panico di massa?”, sosteneva che il tasso di mortalità dovuto alla malattia è incerto. Tra le sue argomentazioni vi erano i casi con sintomi lievi che non venivano riportati, così come il dubbio che la morte di un anziano malato di cuore potesse essere ricondotta all’infezione o piuttosto alla condizione preesistente. L’unico fatto accertato è che la gran parte dei deceduti aveva gravi problemi di comorbilità, così come avviene con l’influenza e altre infezioni respiratorie.
Coronavirus: epidemia letale o comune influenza?
Goetzsche si è chiesto cosa sarebbe avvenuto se in Cina non avessero cominciato ad effettuare test per il coronavirus: “Avremmo continuato con le nostre vite senza accorgerci di alcune morti tra gli anziani come accade ogni inverno?“. Secondo lui, infatti, le morti da covid-19 andrebbero paragonate a quelle dell’influenza. Per quest’ultima però non ci sono stime attendibili, come ha evidenziato nel libro “Vaccini: verità, bugie e controversie” (disponibile in Italia dal prossimo giugno):
“Quando la cosiddetta pandemia influenzale si diffuse nel 2009, e l’OMS terrorizzò il mondo a riguardo, si creò la rara opportunità di verificare il reale tasso di mortalità dovuto all’influenza. Per la prima volta ci fu un’ampia fase di test in laboratorio, rapporti a livello nazionali e i riflettori puntati sulle morti dovute all’influenza. Il conto finale di 428 morti è stato molto più vicino alla media stagionale di 300 decessi che agli 8.000 previsti dai modelli computerizzati. Piuttosto che spaventarci, i funzionari della salute avrebbero potuto rassicurarci che non ci fosse nulla di cui preoccuparci. Anche le stime eccessive di 8.000 morti sarebbero state irrilevanti. Avrebbe significato che il 99,98% di canadesi (la popolazione su cui fu effettuata la sperimentazione, ndr) sarebbero sopravvissuti all’influenza“.
La discussione su dati e prove
L’OMS ha stimato che l’influenza causa tra le 290.000 e le 650.000 morti ogni anno solo per cause respiratorie. Secondo Goetzsche, non sappiamo quanto questi dati siano attendibili, così come non lo sappiamo in riferimento al coronavirus. Per ora si calcolano circa 21.000 morti a livello globale. Le stime dunque spingono il ricercatore a domandarsi le ragioni del “panico di massa” e delle misure draconiane che stanno condizionando la vita di tantissime persone.
“Mi dicono che sia perché il coronavirus è molto più contagioso dell’influenza ma ogni volta che chiedo per una prova a riguardo nessuno sa come rispondermi“, scrive Goetzsche. Basandosi sulle informazioni del professor Ioannidis riguardo la nave da crociera, dove le persone avevano alte probabilità di essere infettate perché stavano in un ambiente chiuso, e sulle informazioni fornite da Aaron Ginn, tecnologo della Silicon Valley, che affermavano come nonostante le migliaia di voli effettuati sin da novembre 2019 solo una manciata di staff di aeroporti e compagnie aeree sono risultati positivi al test, il ricercatore ha affermato che “il tasso di trasmissione sembra molto simile a quello della regolare influenza“.
Secondo Goetzsche, quindi, il coronavirus non sarebbe più letale di una comune influenza. Il tasso di mortalità stimato dall’OMS pari al 3,4% sembrerebbe esagerato. La Corea del Sud, ad esempio, avendo effettuato più test di tutti in proporzione alla popolazione, ha un tasso di mortalità pari solo allo 0,9%. Tale dato potrebbe essere anche inferiore, poiché in Corea non hanno testato le persone con sintomi lievi. In ogni caso, sembra che altri paesi abbiano adottato le contromisure ritenute necessarie con maggior raziocinio rispetto a quanto accaduto qui.
L’Italia e le misure draconiane (un modello davvero positivo per il resto del mondo?)
Perché l’Italia avrebbe allora un tasso di mortalità vicino al 10%? Perché è così alto rispetto agli altri paesi? Goetzsche risponde riportando lo studio del professore Peter Aaby sul morbillo, secondo cui se la carica virale di contagio è alta anche la mortalità sarà alta, perché non ci sarà tempo sufficiente per avere una risposta immunitaria. Quindi gli ospedali sovraffollati avranno più elevati tassi di mortalità. Il panico, appunto, porta al sovraffollamento degli ospedali. Tale dato eccezionale rispecchia una gestione nazionale che ha alimentato la paura, senza però riuscire a prevenire la crisi. Sebbene il governo attraverso un decreto del 31 gennaio scorso avesse disposto fondi e poteri per agire tempestivamente, quando ancora non ci si riferiva al coronavirus come a una pandemia.
“Le persone nel Nord Italia, la regione con più morti al mondo“, afferma il ricercatore danese, “sono più anziane, fumano di più, hanno più contatti sociali ravvicinati e più condizioni in comorbilità rispetto alla popolazione della maggior parte degli altri paesi. Sappiamo anche che ci sono diverse varianti genetiche del virus, considerato che è un virus RNA e quindi muta rapidamente“. Come per l’influenza, ci sarebbero quindi grandi variazioni nei tassi di mortalità riportati, come dimostrato dalla pandemia del 2009.
Secondo Goetzsche le misure draconiane è improbabile che funzioneranno. Ginn, lo statistico della Silicon Valley, ha scritto che i tassi giornalieri di crescita dei contagi sono diminuiti nel tempo in modo simile in paesi che hanno adottato misure di contenimento molto diverse (per esempio Hong Kong e Singapore). Il ricercatore infine denuncia anche la situazione del suo paese. In Danimarca infatti “i politici peggiorano la situazione di giorno in giorno quando invece la maggior parte delle persone reputa quella del coronavirus nient’altro che una pandemia di panico“. “Le misure draconiane creano uno scenario da sogno per ogni dittatura”, ha affermato lo studioso, che teme di più le conseguenze economiche e sociali che non il virus stesso.
Una minaccia alla democrazia?
“La qualità della vita è diminuita e la mortalità dovuta a cause diverse dal virus è salita. Le imprese falliscono e aumentano i suicidi dovuti alla disoccupazione e agli antidepressivi. Questi farmaci raddoppiano i suicidi non solo nei giovani ma anche negli adulti“. Diversi medici avvertono dei rischi per la salute, mentale e fisica, collegati alla reclusione forzata. Ma chi dovrebbe ascoltarli sembra preferire ignorarli.
Il ricercatore ritiene che una volta che l’epidemia scemerà, molte persone “faranno la fila” per prendersene il merito. Nel frattempo, però, la democrazia e la libertà sono state gravemente colpite, e molte voci critiche stroncate perché non ritenute conformi alle direttive governative. Come accaduto nel caso dell’articolo di Aaron Ginn, censurato come “potenzialmente pericoloso”.
Questo nuovo atteggiamento delle autorità nei confronti della popolazione e della comunità scientifica, secondo Goetzsche, dimostrerebbe che la Cina ha condizionato il resto del mondo non solo attraverso il virus. Sembra che sia incrementato anche il controllo sulla circolazione delle informazioni attuato dal gigante asiatico. Mentre invece, ora più che mai, è necessario tutelare le libertà individuali e il diritto di parola e di pensiero critico per non lasciare che una valanga di panico che rotola dall’alto inarrestabilmente ci travolga.
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