L'informazione per contrastare il cambiamento climatico, purché dica la verità

Nel corso del National Geographic Fest svoltosi a Milano nei giorni scorsi, uno dei principali temi trattati è stato quello del cambiamento climatico, che ha sconvolto in vario modo la storia recente del nostro pianeta. Sul tema è intervenuto anche il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, che ha sottolineato come la soluzione per questo problema globale sia l’informazione, la comunicazione scientifica e la collaborazione tra scienziati e giornalisti.

Parole sacrosante, ma che purtroppo non sempre rispecchiano la realtà attuale, poiché spesso i mass media finiscono per essere uno strumento di quelle stesse multinazionali responsabili dei maggiori danni al nostro pianeta, piuttosto che un servizio per i suoi abitanti.

Ed è così che l'”informazione” citata da Molinari tende a trasformarsi in disinformazione, una retorica litania volta a disorientare il lettore, il pubblico, il cittadino da ciò che sta realmente avvenendo, cioè la messa a rischio del suo futuro e di quello dei suo figli.

Questa mistificazione, realizzata da CEO, scienziati e, sì, anche giornalisti, non avviene a caso, ma fa parte di un sistema ben oliato, come ricordato da Jennifer Jacquet ne “Il libro dei giochi” (Fioriti Editore 2023). Per quanto riguarda le responsabilità dei giornalisti, l’Autrice scrive, ad esempio, che: “I giornali statunitensi hanno ripreso i messaggi dell’industria che si oppongono all’azione sul cambiamento climatico circa due volte più spesso dei messaggi di altre fonti che incoraggiano l’azione riparatrice sul clima”.

Un giornalista, per definirsi tale, nonostante le pressioni che potrebbe subire o le tentazioni che potrebbero essergli offerte, dovrebbe essere sempre coerente con la missione del proprio ruolo: la ricerca e la diffusione della verità. Oggi, purtroppo, troppo spesso sostituita con una vana retorica o con vere e proprie menzogne.