La pandemia e la quarantena adoperata per contrastarla hanno segnato le nostre vite per diversi mesi, riempiendole di paura e ansia. Il panico diffuso, l’isolamento sociale imposto, i limiti alla libertà personale e le difficoltà economiche hanno pesato sulla psiche di ognuno. Mentre la crisi sanitaria si trasforma in una crisi economica, la paura continua a serpeggiare nelle nostre menti. Tra le tante emozioni che hanno agitato i nostri animi negli ultimi mesi, infatti, la paura è stata probabilmente l’indiscussa protagonista. Diventata un’emozione particolarmente familiare in questo particolare periodo, la paura e i suoi effetti sulla nostra mente meritano di essere adeguatamente studiati. Per questo motivo, Adriano Schimmenti, Joel Billieux e Vladan Starcevic, in un articolo pubblicato ad aprile su Clinical Neuropsychiatry, rivista scientifica pubblicata da Fioriti Editore, hanno discusso un modello utile per comprendere le esperienze di terrore.
Nell’articolo “I quattro cavalieri della paura“, Schimmenti, Billieux e Starcevic spiegano che la paura avrebbe quattro origini così descritte dagli studiosi:
- paura del proprio corpo/paura per il proprio corpo
- dei propri cari/paura per i propri cari
- di non sapere/paura di sapere
- di compiere un’azione/paura di non compiere un’azione
Paura o ansia? Qual è la differenza e perché è importante
I loro criteri per concettualizzare l’esperienza di paura durante la pandemia sono stati ripresi nel commentario di Alexandre Heeren, pubblicato nell’ultimo numero di Clinical Neuropsychiatry. Heeren ha ulteriormente approfondito le riflessioni di Schimmenti e colleghi sulla paura, ormai acclamata da più voci autorevoli come la principale fonte di problemi della salute mentale degli ultimi mesi. Secondo Heeren, tuttavia, il modello proposto andrebbe ampliato tenendo conto della nozione di ansia. La differenza tra paura e ansia, emozioni solo apparentemente simili, potrebbe essere sintetizzata nell’identificabilità, presenza e immediatezza della minaccia temuta. L’ansia, rispetto alla paura, è maggiormente orientata verso il futuro e ha come oggetto il timore di qualcosa che potrebbe non verificarsi mai.
Secondo Heeren, la distinzione tra paura e ansia potrebbe rafforzare non solo le basi teoriche dello studio di Schimmenti, Billieux e Starcevic, “ma anche la sua capacità di cogliere la natura complessa, dinamica e orientata sia al presente che al futuro dell’esperienza emozionale relativa alla pandemia del COVID-19”. Inoltre, la distinzione tra paura e ansia, secondo Alexandre Heeren, permetterebbe ai professionisti di adeguare di conseguenza la terapia somministrata ai pazienti. Infine, l’innovazione potrebbe avere risvolti politici, perché gli ufficiali della salute pubblica o gli esponenti governativi potrebbero strutturare le loro uscite pubbliche tenendo meglio conto degli effetti che le loro parole e i loro toni hanno sulle persone che li ascoltano, sia a breve che a lungo termine.
Poiché non si può escludere che i numeri dei contagi tornino a salire nei prossimi mesi, è importante continuare ad approfondire temi di questo tipo. Studi come il loro possono aiutare gli specialisti a monitorare e pianificare cure per aiutare le persone a contrastare la paura e l’ansia scatenata dal virus, ma anche da altri elementi come, ad esempio, il cambiamento climatico.
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