L’aumento dei casi di Covid-19 ha portato il governo a varare nuove contromisure come l’estensione dell’obbligo vaccinale per gli over 50. Ma qual è la reale efficacia dei vaccini nel contrastare le varianti Omicron e Delta?
Se lo è chiesto anche il dott. Christian Holm Hansen, assistente professore di statistica medica ed epidemiologia presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine, autore, insieme ad Astrid Blicher Schelde, Ida Rask Moustsen-Helm, Hanne-Dorthe Emborg, Tyra Grove Krause, Kåre Mølbak, Palle Valentiner-Branth, dello studio dal titolo “Efficacia vaccinale contro l’infezione da SARS-CoV-2 con le variante Omicron o Delta a seguito di due dosi o booster di vaccini Pfizeer o Moderna: uno studio di coorte danese” , in prepubblicazione su MedRixv e in attesa di revisione tra pari, che ha confrontato il tasso di infezioni con le varianti Omicron e Delta dei non vaccinati rispetto a quello di coloro che hanno ricevuto due dosi dei vaccini Pfizer o Moderna.
Osservando i 5.767 casi di Omicron riscontrati al 12 dicembre in Danimarca, gli autori dello studio hanno riportato che i vaccini Pfizer e Moderna nei primi trenta giorni garantirebbero rispettivamente una protezione pari al 55,2% e al 36,7%, percentuali tuttavia destinate a diminuire drasticamente nel corso dei successivi cinque mesi. Contro la variante Delta invece l’efficacia iniziale del vaccino risultava era dell’87% per Pfizer e dell’88% per Moderna, ma anche in questo caso sarebbe scesa rispettivamente al 54% e al 65% nei cinque mesi.
Inoltre lo studio cita i dati dell’Office for National Statistics (ONS) del Regno Unito, secondo cui le persone che sono state completamente vaccinate e quelle che hanno ricevuto una vaccinazione di richiamo avrebbero una probabilità quattro volte maggiore di risultare positive all’Omikron rispetto a coloro che non si sono vaccinati.
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