“Ritorno alla talking cure” di Maria Ilena Marozza, pubblicato da Giovanni Fioriti Editore, raccoglie scritti sulla psicoterapia analitica. Nel corso degli anni necessari ad elaborarli, profonde trasformazioni hanno attraversato il clima sociale e culturale. Di conseguenza, anche il modo di lavorare degli psicoterapeuti è mutato. Ha subito riconcettualizzazioni teoriche e riorganizzazioni pratiche su diversi livelli. Alla conclamata crisi della psicoanalisi ha corrisposto una crescita della ricerca di psicoterapie più vicine all’esigenza delle persone di comprendere il proprio disagio psichico.
La psicoanalisi ha quindi fatto fronte a diverse sfide, sia sul versante della sua organizzazione teoretica e scientifica, sia sul versante della sua operatività e opportunità clinica, sia su quello della sua offerta formativa come scuola di psicoterapia. Questo ha condotto a cercare risposte non convenzionali a domande radicali.
Dialogare senza perdersi
Nella sezione “Questioni di metodo”, Maria Ilena Marozza espone scritti elaborati all’inizio del nuovo millennio, periodo in cui la psicoanalisi si è confrontata con proposte della ricerca neuroscientifica, e con i criteri di verifica della ricerca empirica. Perché il dialogo si costituisca e mantenga una potenzialità evolutiva, è indispensabile, ricorda l’autrice, tutelare le identità e le differenze tra gli interlocutori. Sembra dunque necessario stabilire a quali condizioni il dialogo con le discipline scientifiche possa essere proficuo.
Queste condizioni si manifestano nella difesa della pluralità dei linguaggi e delle metodologie per parlare della psiche. Questo perché la psicoanalisi ha introdotto nella descrizione dell’umano il principio della “molteplicità nell’unità“. Quindi il suo sviluppo non può che rifiutare ogni forma di semplificazione, ma anzi deve conservare differenze e complessità, evitare ogni assolutizzazione del metodo. E’ dunque importante promuovere un dialogo tra gli approcci scientifici e quelli più speculativi alla conoscenza della psiche, “nella convinzione che la propria competenza sull’umano si nutra di uno scambio che consente di pensare di più”.
Una nuova koiné psicoanalitica
La seconda parte del volume è composta da alcune riflessioni che compongono la sezione “Pratica della talking cure” . Le idee qui raccolte sono sorte osservando in modo disincantato il lavoro degli psicoterapeuti, “facendosi guidare da quella sofisticata ‘seconda ingenuità’ che scaturisce dal tentativo di mettere tra parentesi un apparato teorico spesso troppo pesante”. Come spiega l’autrice, “il punto di riferimento di questo tentativo è il wittgensteiniano ‘non pensare, guarda!'”. Sebbene possa sembrare un compito impossibile, questo rappresenta la migliore terapia contro le degenerazioni ideologiche delle teorie. Per stabilire un atteggiamento clinico efficace, infatti, l’analista dovrebbe mantenere un atteggiamento di ironia teorica e onesta affettiva, per contrastare metodi troppo specifici e preconcetti.
Leggete i nostri articoli:
Chairwork, origini e uso in psicoterapia
I 150.000 scienziati più autorevoli del 2019: ecco chi sono
Ottimo presente, strategie per migliorare la nostra vita
I 150.000 scienziati più autorevoli al mondo
Vaccino per il COVID-19, cosa aspettarsi?
Quanto incidono i padri nei disturbi del sonno dei figli?