Sin dall’antichità l’uomo si è domandato cosa fosse il tempo. Ha tentato di appropriarsi di questa forza, intangibile ma innegabile, scandendolo con il rintoccare delle ore liturgiche, o con le lancette degli orologi dei mercanti.
Il tempo, però, è sempre sfuggito al dominio dell’uomo di ogni civiltà e di ogni cultura, venendo declinato in diverse prospettive a seconda della zona del mondo e del contesto in cui viene percepito.
Il tempo nel mondo
Robert Levine, già professore nel Dipartimento di Psicologia dell’Università statale di California, a Fresno, dove ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua attività di insegnamento e di ricerca, ha esplorato l’argomento. Il suo libro, “Una geografia del tempo“, pubblicato in Italia da Giovanni Fioriti Editore, indaga proprio le diverse considerazioni psicosociali, insight filosofici e ingegnose osservazioni transculturali.
In modo appassionante e spiritoso ma non meno approfondito, Levine ci porta in giro per il mondo. Nei vari paesi esplorati, non solo dovremo adattarci a nuovi cibi, a una lingua che non conosciamo a una diversa moneta, ma anche a una concezione del tempo che può disorientare.
Percorrendo quella che, oltre a essere una società multiculturale, potrebbe essere definita anche “multitemporale”, Levine propone una gemma in grado di arricchire ogni mente curiosa. Con linguaggio istruttivo ma vivace e divertente, smonta le nostre concezioni del tempo, ampliando gli sguardi dei lettori.
Nella società occidentale possiamo sentirci talvolta vittime dello scorrere del tempo. Non a caso, oggi, a distanza di venti anni dalla sua originale pubblicazione, il testo di Levine è tornato a essere richiesto, letto e consigliato.
La sua capacità di portare il lettore in giro per il mondo, di fargli incontrare culture diverse e ampliare le sue conoscenze e percezioni è rimasta intatta e, anzi, risulta più attuale che mai.
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