La rapida e apparentemente inarrestabile diffusione del SARS-CoV-2 ha messo il mondo in ginocchio. Tanti paesi hanno rischiato il collasso del proprio sistema sanitario, il distanziamento sociale e l’utilizzo delle mascherine hanno cambiato radicalmente le nostre abitudini quotidiane, il nostro modo di vivere e di rapportarci agli altri. Il vaccino per molti sembra l’unica soluzione a quella che pare una situazione altrimenti irrisolvibile, ma è anche fonte di numerosi dubbi. Mentre gli scienziati continuano a cercare trattamenti e strategie per prevenire il contagio, è cominciata la diffusione dei primi vaccini, che saranno distribuiti tra personale sanitario e anziani in primis.
Chi farà per primo il vaccino? Chi ne ha più bisogno?
Con la diffusione dei vaccini, ci sono alcune domande che in tanti potrebbero porsi. A raccoglierle è l’università di Harvard, che propone anche una risposta a disposizione di tutti coloro che potrebbero nutrire gli stessi dubbi.
Una volta fatto il vaccino, potete fare a meno di altre precauzioni?
No. Il vaccino dovrebbe proteggere dalla malattia, ma non è chiaro se sia in grado di impedirvi di passare il virus ad altri se siete infetti.
Chi saranno i primi a ricevere le dosi del vaccino?
I primi a essere vaccinati dovrebbero essere personale sanitario e over 75.
Se ho già avuto il COVID-19, devo comunque vaccinarmi?
Non è chiaro quanto duri l’immunità dopo aver superato la malattia, quindi, dopo personale sanitario e over 75, l’assunzione del vaccino sarà consigliata anche a coloro che sono già risultati positivi al virus in passato.
Per saperne di più, potete consultare la pagina Coronavirus Resource Center dell’università di Harvard. Sia che vogliate vaccinarvi il prima possibile, sia che siate più scettici o guardinghi, è bene avere una prospettiva il più possibile informata sui vaccini.
Ottimo presente
Tante persone hanno visto il vaccino come la luce alla fine del tunnel del coronavirus. E’ stata la speranza coltivata per mesi, che finalmente si scoprisse una cura efficace che potesse contrastare la pandemia e restituirci le nostre vite.
Renzo Ardiccioni ne parla nel suo libro, “Ottimo presente. Otto lezioni di psicologia positiva per cambiare in meglio la nostra vita“, pubblicato da Giovanni Fioriti Editore.
A volte, ci sono sconvolgimenti non prevedibili, come abbiamo visto con l’ultima grande crisi di pandemia planetaria. Tuttavia, sta proprio qui l’ultima grande speranza per un nuovo umanesimo, speranza che potrebbe essere portata avanti da tutte le scienze, in collaborazione, e non più in competizione.
Perché oggi non c’è soltanto la speranza di trovare un vaccino o una cura al coronavirus, per quanto speranza legittima e giustificata, certo. Perché oggi, in verità, c’è ancora più bisogno di utopia, di aspirazione a un mondo migliore, senza cadere nell’errore che questo mondo debba essere imposto da qualcuno o da qualcosa.
Il nuovo mondo nasce dentro di noi, attraverso una nuova sensibilità e può estendersi agli altri senza bisogno di costrizioni, ma soltanto con relazioni pacifiche, intense ed equilibrate. Un mondo nuovo che viene da dentro, da costruire senza paura, perché se la paura è contagiosa, il coraggio lo è ancora di più.
La pandemia, come dice l’autore, è stata una catastrofe che ha investito il mondo intero, che si è rifugiato nella speranza dei vaccini. Questi, però, tuttora nascondono delle incognite sulla loro efficacia. E’ necessario informarsi, guardare quello che ci viene proposto con spirito critico, e avere fiducia che si possa uscire da questa piaga, che possa essere anche occasione per ripartire, per guardare alla vita con occhio diverso, senza dare nulla per scontato.
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