Narrare la violenza subita, vista o vissuta è possibile? Qual è l’atteggiamento corretto di accoglienza, ascolto e azione di un operatore sanitario di fronte a una vittima? Trovare la risposta a queste domande è diventato ancora più importante negli ultimi mesi, periodo in cui gli episodi di violenza domestica, specialmente contro le donne, sono aumentati vertiginosamente. Il libro “Narrare la violenza“, pubblicato da Fioriti Editore, è un insieme di saggi che propongono alcuni casi emblematici, tecniche e situazioni illustrate da esperti del settore, su cui riflettere e interrogarsi.
Uno sguardo particolare è riservato alla violenza di genere, specialmente domestica, con le testimonianze dirette di donne italiane. A questo si aggiunge invece il silenzio delle vittime straniere, spesso bambine e inserite nella rete della tratta. Per loro è richiesta un’alta formazione transculturale nella clinica e nel supporto psico-antropologico.
La curatrice del testo è Annamaria Fantauzzi, docente di Antropologia Medica e Culturale alla Facoltà di Medicina e Chirurgia e “Diversity Management” all’Università di Torino. Dottore di ricerca in Etnoantropologia e Etnologia all’Università di Roma-EHESS Parigi, è responsabile delle missioni di Ethnonursing in Gambia, Senegal, Kenya e nei centri di accoglienza in Sicilia per conto della Onlus Internazionale Prati-care. Nel 2011 è stata insignita del Premio Internazionale “Racisme, antisemitisme et xenophobie” bandito dalla Città di Parigi, dopo un postdottorato in Etnopsichiatria presso l’IRIS a l’EHESS e MSH di Paris nord. Ha presentato il testo da lei curato nel video di seguito, soffermandosi quindi sulla violenza domestica e sulle donne in generale.
Annamaria Fantauzzi presenta “Narrare la violenza”
Un estratto del testo sottolinea l’importanza del rispetto, da parte dell’operatore sanitario, del tempo necessario alla vittima per raccontare la violenza subita:
“[…] l’operatore dovrà porre estrema attenzione al tempo, il tempo del silenzio e della confessione, il tempo della descrizione e della narrazione: la reticenza tanto quanto il soliloquio possono avere una durata indeterminata, possono richiedere minuti, ore o anche giorni perché la violenza venga oggettivata. Sicuramente l’esercizio di una rilettura di ciò che la vittima è riuscita a scrivere in un primo momento può essere fortemente giovevole per notare l’evoluzione della consapevolezza del problema, oltre che il suo stato di malessere, come viene vissuto, agito e affrontato.
Estrema attenzione va posta anche al luogo della narrazione. Molto spesso il centro di aiuto oppure il presidio sanitario reificano ulteriormente la vittima in quella situazione di dipendenza e di passività da non riuscirsi a esprimere nella sua interezza e spontaneità.
Il tempo non è solo oggettivo e meccanicistico, come il luogo non è solo fisico e situazionale; la narrazione va a cogliere il tempo della paura, della vergogna e dell’orrore dell’abuso subito, il luogo del ricordo, della memoria frantumata […]. La medicina narrativa si propone, dunque, in questo caso, come un processo dinamico di acquisizione della coscienza del Sé violato e violentato, che permetta di descrivere mostri fisici e psicologici, di saper oggettivare le ferite del corpo, le lacerazioni dei genitali, i graffi e i pugni sul volto, di ricomporre le fratture del polso e delle braccia, attraverso la forza delle parole”.
“Narrare la violenza” mostra agli studenti e ai professionisti sanitari quali sono gli strumenti teorici e metodologici necessari per chi deve riconoscere e curare la violenza di genere. Il titolo deriva dalla medicina narrativa, una metodologia volta a comprendere e interpretare le parole e le esigenze del soggetto coinvolto nel percorso di cura, senza mai dimenticarne l’unicità.
Riconoscere e trattare la violenza domestica
“Narrare la violenza” fornisce metodi concreti di pratica clinica, come per quanto riguarda l’accoglienza della vittima:
“In primis l’abilità di riconoscere spetta all’infermiere di triage, dove spesso si presentano donne maltrattate. Nella maggior parte dei casi non dichiarano la violenza, spesso sono in compagnia dei loro aguzzini o di figli minori, vittime a loro volta di violenza assistita. L’infermiere deve aver la capacità di guardare e non solo di vedere, il che è spesso difficile nella concitazione del pronto soccorso. Competenza diversa è poi quella di chi opera nei centri antiviolenza. Poiché la percentuale di straniere vittime di tratta è molto elevata, è bene affidarsi a un lavoro di équipe, coinvolgendo mediatori culturali, psichiatri, psicologi.
Poiché nella violenza di genere non è necessaria solo la cura del corpo, è essenziale la capacità di ascoltare, comprendere, provare empatia. Ciò richiede attenzione e la disponibilità ad esporsi a esperienze difficili, di avere la forza di condividere un vissuto, la sofferenza, il declino, la morte.
La donna deve essere messa in sicurezza e invogliata ad aprirsi. La visita è un momento successivo, a meno che non si tratti di codice rosso. Non sempre forzare la visita è un buon approccio. In caso di violenza, il to care − saper ascoltare − precede il to cure − curare il corpo. La narrazione rende la paziente un soggetto attivo e non una vittima passiva.
Non è lei a essere sbagliata, ma è un agente esterno che l’ha privata della sua identità. Non meno importante è l’attenzione nel refertare e tenere testimonianza, fotografando le ferite e redigendo un’attenta cartella clinica, che servirà all’Autorità giudiziaria in caso di denuncia.
Il raccontare e il raccontarsi, che circola ininterrottamente tra la donna che chiede soccorso e chi la accoglie e poi tra l’operatore sanitario e le altre professioni e poi ancora, di ritorno, verso il primo soggetto della narrazione, ha uno straordinario potere di cura”.
Potete acquistare una copia di “Narrare la violenza” sul sito di Fioriti Editore.
La curatrice Annamaria Fantauzzi presenterà “Narrare la violenza”, novità di Giovanni Fioriti Editore, con un Webinar per Nurse24.it, in programma per il 23 ottobre alle 16:30, e in presenza presso l’Ordine dei Medici di Torino, il 21 novembre alle 17:00.
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