Sapersi destreggiare nel flusso di informazioni, spesso contradditorie, che ci assalgono ogni giorno sul web e non solo, è fondamentale. Soprattutto dato che gli utenti non sono sempre tutelati e, anzi, chi dovrebbe verificare l’attendibilità delle informazioni piega spesso le proprie politiche a seconda degli interessi economici.
Come riportato da Il Fatto Quotidiano, un caso emblematico è quello del gruppo Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp), che nel 2023 ha adottato politiche di controllo più lassiste per i grandi inserzionisti pubblicitari (quelli disposti a pagare più di 1500 dollari al giorno di pubblicità), dispensandoli dai consueti controlli sui contenuti. Inoltre, Meta ha annunciato la fine delle procedure di fact-checking, affidandosi a un sistema simile a quello di Elon Musk su X, che lascia agli utenti il compito di confutare informazioni inesatte. Questa scelta, secondo molti esperti, rischia di aumentare la diffusione di disinformazione, anche su temi scientifici e sanitari cruciali, come quello dei vaccini, che polarizza enormemente l’opinione pubblica e avrebbe invece bisogno di essere oggetto di un dialogo razionale e non ideologico.
Non si può infatti negare che certi vaccini siano assolutamente indispensabili, ma neanche che possano causare, come ogni altro farmaco, degli effetti collaterali. Motivo per cui non dovrebbe essere consigliato il loro uso sconsiderato, ma neanche sostenuta la loro demonizzazione assoluta. Come sostiene Peter Goetzsche, esperto del settore e autore di libri come “Vaccini: verità, bugie e controversie”, non tutti i vaccini sono uguali: alcuni sono fondamentali per la salute pubblica, altri possono essere utili solo in determinate circostanze, mentre alcuni sono oggetto di dibattiti anche tra i medici.
Chiedere di vedere le prove non significa aderire necessariamente a posizioni no-vax. Piuttosto, è necessario valutare caso per caso, utilizzando la ragione e affidandosi a fonti scientificamente valide, principio che, a quanto pare, certi “media” sono disposti a barattare in cambio di un assegno regolare.