Francesco Martinelli
Psicologo Psicoterapeuta
A Merano, nota città termale e turistica altoatesina, nella cornice del rinnovato e centrale parco cittadino Marconi, si è tenuto un incontro inusuale per il luogo, abituato a tutt’altro tipo di eventi. Il 26 luglio alle ore 18,30 la sezione locale dell’UPAD (Fondazione Università Popolare delle Alpi Dolomitiche, Associazione culturale) ha organizzato un incontro sul tema della salute mentale, invitando ad una conversazione con la dr.sa Laura Guerra, farmacologa, e la dr.sa Miriam Gandolfi, psicologa e psicoterapeuta. Tema dell’incontro: “E’ possibile liberarsi dagli psicofarmaci?”. Nonostante i 30° e la giornata suggerisse escursioni negli affascinanti dintorni, è stato possibile dibattere con grande interesse sul tema grazie alla partecipazione di circa una quarantina di intervenuti. Forse il fatto che Merano sia divenuta da qualche anno la sede del neocostituito reparto specialistico di Neuropsichiatria Infantile, referente per l’intera Provincia di Bolzano (nota per la sua propensione all’uso di psicofarmaci anche in ambito pediatrico e minorile), ha svolto un ruolo non secondario.
Le due relatrici, da tempo collaborano per divulgare un discorso scientificamente fondato circa l’allarmante aumento delle diagnosi psichiatriche anche in età pediatrica (vedi: Mad in Italy. Science, Psychiatry, and Social Justice; mad-in-Italy.com).
Non poteva dunque mancare il tema di grande attualità che riguarda l’ingravescente aumento di diagnosi di DSA (disgrafia, dislessia, disortografia e discalculia). Dai dati ministeriali risulta che a partire dall’entrata in vigore della legge n. 170/2010, che definisce le linee guida sia per i criteri diagnostici sia per gli interventi a favore degli studenti portatori di DSA, assistiamo ad un incremento esponenziale delle percentuali: nel 2010/2011 vi era lo 0,9% (64.227) degli studenti con una diagnosi DSA, dieci anni dopo, nel 2020/2021, la percentuale passa al 5,4% (326.548), con un incremento quindi del 408,4%, a fronte di una diminuzione nello stesso periodo dell’8,9% della popolazione studentesca considerata (scuola primaria e secondaria). Sappiamo che ad oggi tali percentuali sono già state abbondantemente superate.
L’altro dato allarmante è che in letteratura i Disturbi Specifici dell’Apprendimento vengono descritti in comorbilità al 90% con l’ADHD (disturbo dell’attenzione e iperattività). Un altro aspetto che dovrebbe far riflettere sull’approccio a questi problemi, definiti del “neurosviluppo”, è che recentemente entrambe le diagnosi sono state sdoganate anche per gli adulti, con il risultato di assistere ad una vera e propria epidemia diagnostica.
Anche in Italia i bambini che ricevono la diagnosi di ADHD sono spesso sottoposti a trattamenti con stimolanti già a partire dall’età di 5/6 anni. Il farmaco approvato è il metilfenidato (Ritalin). Dunque è importante sapere quale sia il meccanismo di azione di questo farmaco, spesso prescritto appunto in associazione alla diagnosi di DSA, di cui la discalculia è diventata quella più frequente.
Il principio attivo del Ritalin è simile a quello della cocaina, ma a differenza di quest’ultima occupa un numero maggiore di recettori ed ha una emivita molto più lunga (4-5 ore contro circa 30 minuti), dunque è addirittura più potente.
Quando viene iniziato l’uso degli stimolanti, dopo un periodo iniziale in cui il bambino mostra un contenimento dell’impulsività e una maggiore concentrazione, compaiono i primi effetti collaterali. Il bambino comincia ad avere difficoltà a dormire e quindi spesso vengono aggiunti altri farmaci. Anche in Italia, allo scopo di contenere tali effetti, vengono usati gli antiipertensivi, che hanno anche un’azione sedativa, come la clonidina (Catapresan) e la guanfacina (Intuniv). Questo è spesso l’inizio di un percorso psichiatrico esponenziale, che vede l’aggiungersi di un farmaco dopo l’altro per gestire nuovi effetti avversi indotti dai farmaci.
Tuttavia, nonostante tali misure, dopo pochi mesi spesso il bambino presenta nuovi stati di agitazione, ansietà e irritabilità che possono esitare in reazioni aggressive prima ignote alla famiglia e/o alla scuola. Invece di riconoscere questi cambiamenti negativi come probabili effetti avversi dei farmaci, questi comportamenti vengono interpretati come un aggravamento della patologia psichiatrica attribuita al bambino. Così il dosaggio dello stimolante viene aumentato oppure esso viene sostituito con un altro, ritenuto più potente. Questo a sua volta può indurre tendenza al pianto, stanchezza, disinteresse fino ad un quadro francamente depressivo. Anche bambini di otto o nove anni sono già in grado di verbalizzare questi stati emotivi aumentando apprensione e senso di impotenza negli adulti che si occupano di loro. Si rischia così di entrare nel vortice di una terapia multi-farmacologica, in cui è difficile valutare gli effetti dei farmaci sia in modo specifico che combinato.
Ma il danno più grave risiede nel fatto che questo modo medicalizzante di affrontare i problemi comportamentali dei bambini, avulso dai suoi contesti del vivere, impedisce di comprendere a fondo sia il modo specifico di ogni bambino di affrontare le sfide che gli si pongono nel diventare membro della sua comunità, sia il modo più idoneo di aiutare gli adulti che sono chiamati ad occuparsi di lui.
Si tratta di un vortice che trascina entro una presunta “malattia” cronica e permanente, di cui le anamnesi di adulti divenuti “pazienti psichiatrici” ci offrono continue prove.
È dunque evidente come si tratta di argomenti non solo caldi ma scottanti, che impongono a tutti coloro che si occupano di salute in generale, di salute mentale in particolare, di scuola e di future generazioni, la necessità di interrogarsi, documentarsi e scegliere l’approccio con cui affrontarli. Un approccio alternativo è offerto dalla Teoria Posizionale per la diagnosi precoce ed il superamento dei disturbi da DSA elaborata da Miriam Gandolfi e Officina del Pensiero di Bolzano e Trento, dopo anni di ricerca, verifica e applicazione, documentati nel testo Disturbi Specifici (della relazione) di Apprendimento. Un approccio ecologico alla didattica, alla diagnosi precoce e all’intervento sui DSA. (2023), edito da Fioriti, Roma. Ben diverso e più efficace dell’approccio mainstream che considera questi disturbi contenibili o “protesizzabili”, ma non superabili, coerentemente con una visione della persona e del suo cervello da tempo superate dalle numerose ricerche sulla neuroplasticità.
Per saperne di più:
- P. Breggin. La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie. (2018), Fioriti Editore, Roma.
- Gandolfi, A. Negri. Disturbi Specifici (della relazione) di Apprendimento. Un approccio ecologico alla didattica, alla diagnosi precoce e all’intervento sui DSA. (2023), Fioriti Editore, Roma.
- Maviglia, L. Guerra, M. Gandolfi. Sospendere gli psicofarmaci: come e perché. Costruire un percorso efficace e personalizzato. (2024) Fabbrica dei segni, Milano.