Gianni Francesetti
psichiatra, psicoterapeuta della Gestalt,
Co-Direttore dell’Istituto Internazionale di psicopatologia e Psicoterapia della Gestalt – IpsiG
Il lavoro sulle sedie, il chairwork, è utilizzato in diverse forme di psicoterapia (vedete “Il chairwork nella terapia cognitivo-comportamentale“, pubblicato da Giovanni Fioriti Editore). Comprende infatti una vasta e variegata gamma di tecniche, tese ad accrescere la consapevolezza, che utilizzano le sedie per collocare nello spazio degli interlocutori significativi e interagire con essi. Deriva inizialmente dal teatro ed è stato utilizzato in psicoterapia dallo psicodramma moreniano e dalla psicoterapia della Gestalt. Friedrich Perls, il fondatore della Gestalt Therapy, fu particolarmente influenzato dal teatro avanguardista berlinese degli anni ’20 del secolo scorso e dalla sua vocazione alla sperimentazione.
Queste tecniche gestaltiche e psicodrammatiche sono diventate molto famose e diffuse durante la fase californiana di Perls, quando negli anni ’60 ad Esalen, sulla costa del Big Sur, offriva workshop nei quali mostrava l’efficacia della Gestalt Therapy attraverso lavori personali in gruppo.
Come ogni tecnica, il rischio è che questi interventi vengano riprodotti scollegandoli dal senso per cui sono nati e dal processo terapeutico e trasformativo nel quale devono essere radicati. Se proposti come esperimento che nasce dal movimento spontaneo delle forze in campo nell’incontro, possono essere delle forme collaudate attraverso cui accrescere la consapevolezza.
In fondo, buona parte della terapia consiste proprio nel poter attraversare e concludere delle esperienze passate non assimilate (i famosi unfinished businnesses gestaltici), che condizionano il presente e restringono il futuro. Il chairwork può essere un supporto, per il clinico ben preparato ad essere in contatto e presente nella relazione, per sostenere questi attraversamenti. E’ infatti importante non confondere le tecniche gestaltiche con la psicoterapia gestaltica: non c’è tecnica che possa funzionare se non si fonda sulla capacità del terapeuta di essere in contatto e sulla sua disponibilità a modulare la propria presenza per incontrare le assenze emergenti nella relazione.
Leggete i nostri articoli:
I 150.000 scienziati più autorevoli del 2019: ecco chi sono
Ottimo presente, strategie per migliorare la nostra vita
I 150.000 scienziati più autorevoli al mondo
Vaccino per il COVID-19, cosa aspettarsi?
Anoressia e FBT, dott. Cotugno: “Controllare l’alimentazione dei giovani”
Quanto incidono i padri nei disturbi del sonno dei figli?
Seguiteci sui social