di Quentin D. Atkinson e Jennifer Jacquet
Tratto dall’articolo pubblicato su SAGE journals
Tramite i mass media, per anni diversi antropologi hanno ripetuto che gli esseri umani non sono progettati per fronteggiare il cambiamento climatico.
Nel suo articolo pubblicato sul Los Angeles Times nel 2006, lo psicologo e autore di best-seller Dan Gilbert ha affermato che gli americani sono più preoccupati del terrorismo piuttosto che del clima perché il cervello umano non si è evoluto in modo da rispondere a minacce come il riscaldamento globale (Gilbert 2006).
Come ulteriore esempio, un articolo pubblicato sul The Washington Post nel 2009 comincia nel modo seguente: “Agli occhi di uno psicologo, il cambiamento climatico sembra esser stato progettato per essere ignorato” (Fahrenthold 2009).
[…] Alcuni antropologi potrebbero sostenere che “le barriere psicologiche” siano insormontabili, che la nostra specie non disponga delle capacità necessarie per mitigare i pericolosi cambiamenti climatici, o che non ci siano altre importanti barriere strutturali da superare. Molti ricercatori ripongono estrema attenzione nel sottolineare questi aspetti.
A tal proposito, è importante notare i modi diversi in cui le persone percepiscono, elaborano e rispondono alle sfide che il cambiamento climatico presenta.
Potremmo pensare che titoli, citazioni, e articoli come quelli sopra citati, in ultima analisi, promuovano un’interpretazione dell’evidenza psicologica che riassume lo scarso progresso degli esseri umani, sia esplicitamente come prodotto della nostra natura o implicitamente ritraendo la mente umana come un insieme di barriere psicologiche che impediscono dei provvedimenti sul clima.
Argomentazioni di questo tipo sono in circolazione da più di vent’anni. Si potrebbe dire che si siano addirittura rafforzate con il passare del tempo (quale migliore dimostrazione delle inadeguatezze psicologiche umane in merito al cambiamento climatico che decenni di aumento delle emissioni di gas serra?). Tuttavia, temiamo che questa semplificazione del motivo per cui gli esseri umani non fanno di più in termini di politiche climatiche non solo travisi la ricerca e teoria psicologica, ma che inquadri anche la narrazione dei provvedimenti in modo che possa diventare a sua volta una potenziale ostacolo per delle politiche a favore dell’ambiente.
[…] La ricerca nel campo della psicologia è necessaria per comprendere le varie convinzioni e i diversi comportamenti legati al cambiamento climatico in tutto il mondo. Dobbiamo continuare a informare il più ampio e variegato numero di persone sul cambiamento climatico (Berentson-Shaw 2018, Díaz et al. 2019, Swim et al. 2009). Tuttavia, è anche importante che scienziati sociali e comunicatori scientifici mettano in discussione l’idea che “la mente umana” sia un insieme di barriere psicologiche che impediscono un’efficacia azione a tutela dell’ambiente, e che il cambiamento climatico sia dovuto al modo in cui l’evoluzione ha modellato i nostri cervelli.
Come abbiamo sottolineato, semplificare in questo modo l’inazione climatica è sbagliato e pericoloso perché potrebbe rappresentare un ostacolo alla battaglia per contrastare il cambiamento climatico.
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Jennifer Jacquet, professoressa associata nel dipartimento di Studi Ambientali e direttrice del XE: Experimental Humanities and Social Engagement dell’Università di New York, ha scritto anche “Il libro dei giochi”, recentemente pubblicato in Italia da Fioriti Editore.
Con uno brillante stile satirico, ne “Il libro dei giochi” Jennifer Jacquet si cala nei panni di un dirigente d’azienda. L’alter ego dell’autrice stila il copione utilizzato dall’establishment per mantenere il controllo del pianeta e consumarlo senza ritegno, anno dopo anno. Capitolo dopo capitolo, sarà il lettore stesso a rendersi conto di quanto capillarmente le informazioni siano declinate agli interessi dell’industria.
L’obiettivo dell’autrice non è quello di formare il futuro CEO di un’azienda miliardaria, ma di informare i cittadini di come l’establishment sia disposto a negare l’evidenza senza curarsi delle devastanti conseguenze delle proprie azioni.
Per saperne di più, potete vedere la video intervista dell’autrice sul nostro sito.
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